Fulvio De Vita
Conferenza di apertura del Simposio Europeo su “La Nonviolenza” - Hotel Umbria, Attigliano (Italia)
25 aprile 2009
Intervento al Forum Mondiale “Dialogo delle civiltà” - Rodi (Grecia)
12 ottobre 2009
La crisi che stiamo vivendo coinvolge tutti gli ambiti dell’azione umana. Molti sono i nomi dati a questa crisi: crisi economica, crisi tra culture, crisi energetica, crisi di valori, crisi spirituale.
Credo, però, che sia importante osservare che alla base di tutte queste crisi risiede un atteggiamento di violenza con cui molti esseri umani e molte istituzioni continuano ad affrontare i grandi cambiamenti che si stanno succedendo in quest’epoca.
L’enorme ricchezza di culture che si estendono sul nostro pianeta, sempre di più interconnesse tra loro, ci offre una grande occasione di progresso. Per la prima volta siamo di fronte alla nascita di una cultura planetaria, di una nuova civiltà composta dalle diversità e dalla ricchezza di tutte le culture attuali. Senza dubbio un gran cambiamento.
Tuttavia, gli atteggiamenti violenti in politica internazionale, nell’economia, nelle relazioni personali, nel contatto con altre culture, rendono l’incontro uno scontro, il dialogo una guerra. Così assistiamo, senza saper bene cosa fare, alla presenza di una gran violenza in tutti i campi. Assistiamo all’aumento degli arsenali nucleari, più potenti e sofisticati che in passato; all’aumento dei monopoli economici; all’aumento dello scontro tra culture diverse; all’aumento della violenza nelle nostre città e perfino negli ambienti familiari.
Noi umanisti diciamo allora che ciò che è in crisi non è tanto l’economia, la politica, le culture, i giovani e i valori, ma piuttosto è necessario prendere coscienza che ciò che è profondamente in crisi è l’atteggiamento di violenza che trascina, nella sua spirale, tutti gli altri campi.
In questo momento di gran cambiamento e di grande possibilità di progresso storico, l’unica soluzione è quella di modificare il proprio atteggiamento, l’atteggiamento degli stati, dei politici, dei gruppi economici e scegliere la Nonviolenza come necessità vera di cambiamento nella direzione degli avvenimenti.
Per l’Umanesimo Universalista, la Nonviolenza non è una semplice negazione della violenza, non è una semplice reazione a un’azione violenta, non è semplicemente essere “contro” qualcosa come fosse un atto riflesso. La Nonviolenza è un atteggiamento di ricerca della conoscenza, di disponibilità verso gli altri, di apertura e fiducia verso il futuro. Non è solo un atteggiamento reattivo, ma piuttosto un atteggiamento attivo, così com’è attiva la coscienza umana.
È necessario prendere coscienza che l’atteggiamento che ci proietta verso un futuro aperto e luminoso è quello della nonviolenza e che la violenza, al contrario, ci spinge verso un futuro oscuro e assurdo.
Dopo un lungo cammino, l’essere umano, i popoli, le culture, le civiltà si trovano nel momento di decidere. Dopo migliaia e migliaia di anni in cui la violenza è stata integrata nei nostri paesaggi, ci rendiamo conto che è arrivato il momento di superare il passato.
Superare il passato non significa dimenticare né significa seguire la vendetta. E neanche significa perdonare, in una specie di gioco di ruoli dove c’è qualcuno che perdona e un altro che deve essere perdonato.
Superare il passato significa riconciliazione e convergenza di tutte le culture in un’aspirazione comune.
Significa riconoscere nell’altro il meglio, riconoscere la ricchezza delle altre culture come elemento fondamentale per avanzare, riconoscere mutuamente i momenti umanisti che ogni civiltà ha avuto nella sua storia, momenti culmine nella conoscenza e nella spiritualità, dove l’essere umano era il centro e la regola più importante era ciò che si chiamò in diverse epoche la Regola d’Oro: “Tratta gli altri come vuoi essere trattato”.
Una riconciliazione vera che è possibile solo quando si apre un dialogo reale e quando questo diventi la causa delle donne e degli uomini coraggiosi.
Così un gruppo di questi uomini e donne inizieranno a Wellington, in Nuova Zelanda, il più grande evento nella storia dell’umanità a favore della Pace e della Nonviolenza. Il 2 ottobre la Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza inizierà il suo cammino che durerà tre mesi, fino al 2 gennaio 2010, percorrendo le più grandi città dell’Oceania, dell’Asia, dell’Europa, dell’America del Nord e del Sud, per concludersi ai piedi dell’Aconcagua, in Argentina.
Una marcia sostenuta e appoggiata dagli umanisti di tutto il mondo che, insieme a milioni di persone, stanno chiedendo l’apertura di un nuovo dialogo e creando una nuova coscienza. Dialogo basato sulla Nonviolenza, su ciò che è comune tra le diverse culture, su una profonda spiritualità. Da parte nostra ci rendiamo responsabili di portare qui il messaggio di questa grande marcia per chiedere, come primo passo affinché questo dialogo sia possibile, il disarmo nucleare al livello mondiale e il ritiro immediato degli invasori dai territori occupati.
Per concludere voglio ricordare le parole di Silo, in un discorso del 2005: “In alcuni momenti della storia si leva un clamore, una lacerante richiesta degli individui e dei popoli. Allora, dal profondo arriva un segnale. Che questo segnale venga tradotto nei tempi che corrono con bontà, venga tradotto per superare il dolore e la sofferenza. Perché dietro quel segnale stanno soffiando i venti del gran cambiamento.”