La Religiosità e i fenomeni sociali
Lorenzo Palumbo, Vito Correddu, Roberta Consilvio, Luca Alessandri, Fulvio De Vita
10 settembre 2010
Nel corso della storia si trovano sempre espressioni di un sentimento particolare che ha spesso guidato l’umanità nei momenti oscuri e che potremmo chiamare “sentimento religioso”. Dalle religioni più moderne e istituzionalizzate, agli sciamanesimi arcaici e attuali, ai culti e alle correnti popolari, in ogni tempo e in ogni luogo il sentimento religioso è stato presente.
Molto sorprendente, per un uomo della nostra epoca, educato ad osservare solo “i fatti concreti e razionali”, trovarsi di fronte a questa scoperta, come se la storia dell’umanità fosse stata “censurata” di tutti gli aspetti meno comprensibili dalla ragione, relegandoli nel grande calderone del cosiddetto “primitivo”.
Le espressioni e i fenomeni sociali in cui è possibile intravedere l’azione di questo sentimento sono innumerevoli, e risalgono agli albori della storia. Le pitture rupestri, le sepolture rituali, gli oggetti che non hanno uno specifico uso quotidiano, ne mostrano continuamente la presenza nel paleolitico e neolitico. Nella storia più recente, lo sviluppo di culti, miti e grandi religioni accompagnano, e spesso indirizzano, i grandi movimenti evolutivi dell’umanità. Ancora oggi, in un mondo apparentemente dominato dal razionalismo, troviamo ovunque correnti di tipo religioso, culti, esperienze mistiche e in generale fenomeni sociali che rispecchiano la presenza attiva di una forte religiosità.
L’uomo “moderno” aveva predetto la fine di ogni credenza che non fosse supportata dalla Ragione con la r maiuscola, e che tale Ragione avrebbe dissolto ogni timore e ogni dubbio. Risulta evidente che questo non è accaduto, mentre, al contrario, sono in aumento le espressioni di una religiosità diffusa e profonda.
Silo, nel suo intervento “La Religiosità al momento attuale”, del 1986, propone il tema riaprendo la questione che sembrava ormai conclusa dal trionfo del razionalismo: “Io penso che: 1° Negli ultimi decenni è sorto e si è sviluppato un nuovo tipo di religiosità; 2° Questa religiosità si lega ad un diffuso sentimento di ribellione; 3° E’ possibile che le religioni tradizionali vadano incontro a trasformazioni e riorganizzazioni sostanziali in conseguenza dell’impatto che subiranno da parte di questa nuova religiosità - nonché, naturalmente, in conseguenza dei cambiamenti vertiginosi che si stanno dando all’interno di tutte le società. 4° È altamente probabile che tutti i popoli del pianeta subiranno una sorta di grossa scossa di ordine psico-sociale di cui il nuovo tipo di religiosità cui abbiamo accennato costituirà un fattore determinante.”
Insomma non è possibile, come alcuni di noi avevano creduto finora, eludere il tema della religiosità. Essa è presente e viva intorno a noi e non è possibile, in base a un preconcetto razionalismo, evitare di affermare che tale fenomeno esiste e continua ad esistere.
È necessario però, come primo passo, chiedersi cosa è la Religiosità.
Mircea Eliade descriveva l’uomo religioso come colui che vive la vita (inclusa la quotidianità) con un permanente senso di sacralità. Tutto ciò che un uomo religioso fa possiede un significato sacro che lo collega e lo riporta ai significati trascendenti della sua vita fisica. L’autore afferma anche che nel mondo odierno occidentale tale sacralità, pur non seguendo più le regole dei popoli antichi, continua ad esistere esprimendosi attraverso altri canali.
Nel dizionario del Nuovo Umanesimo del 1996 troviamo la seguente descrizione alla voce Religiosità: “Sistema di registri interni attraverso cui un credente orienta i propri contenuti mentali in una direzione trascendente. La religiosità è molto legata alla fede, e questa può essere orientata in modo ingenuo, fanatico o distruttivo, o in modo utile (dal punto di vista dei riferimenti) in rapporto a un mondo i cui stimoli mutevoli o dolorosi tendono alla destrutturazione della coscienza. La religiosità non comporta necessariamente la credenza nella divinità, come avviene nel caso della mistica buddista originaria. In questa prospettiva è possibile comprendere l'esistenza di una “religiosità senza religione”. Si tratta, in ogni caso, di una esperienza di “senso” degli accadimenti della vita umana. Simile esperienza non può neppure essere ridotta a una filosofia, a una psicologia o, in generale, a un sistema di idee.”
Non è interesse di questo breve studio soffermarsi sull’aspetto psicologico e personale della religiosità, pur riconoscendo che proprio in tali aspetti essa affonda le sue radici. Interessa piuttosto approfondire in modo particolare le sue espressioni sociali in quest’epoca caotica e di grande cambiamento, giacché sono proprio le espressioni sociali quelle che poi determinano la direzione in cui si muovono i processi umani.
Per comprendere meglio le espressioni e i fenomeni sociali della nostra epoca, è necessario innanzitutto ubicarli all’interno di un contesto e di un processo storico.
La civiltà occidentale, come ogni civiltà, si è sviluppata sulla base di un sistema di credenze, di una mitologia e di uno stile di vita peculiari e fortemente influenzati dal Cristianesimo.
Nell’arco temporale che va dalla fondazione di Costantinopoli fino al momento attuale, si possono osservare alcuni interessanti aspetti nelle manifestazioni dei fenomeni sociali.
In tutta la prima fase del processo, fino a circa l’anno 1000, i movimenti sociali hanno avuto come obiettivo fondamentale quello di affermare ciò che potremmo chiamare il complesso mitico-religioso del cristianesimo, con tutti i suoi correlati di credenze, stili di vita, ecc. In particolare i fenomeni sociali di quel periodo si esprimono in movimenti spirituali, spesso condannati come eretici o trasformati in movimenti monastici, e nel grande fenomeno delle crociate. Solo come esempio citiamo, relativamente ai primi secoli, il Manicheismo, l’Arianesimo, il Pelagianesimo, il Monofisismo, il Nestorianesimo, ecc. dei quali molti nella restante parte orientale dell’Impero romano. Nei secoli successivi (a partire dal 1000 e fino al 1400) si moltiplicano i movimenti e i fenomeni sociali che si contrappongono all’ufficialità religiosa, pur mantenendosi all’interno del contesto cristiano: sono movimenti che accusano la Chiesa ufficiale di essersi allontanata dagli insegnamenti originali e che essi al contrario, vogliono riaffermare. Ricordiamo tra questi i Catari, il Pauperismo, i movimenti spirituali di San Francesco e altri, i Valdesi, i Flagellanti, ecc. fino ad arrivare alle prime rivolte contadine in Germania nel 1380. Le Crociate, come fenomeno popolare, convogliano una gran quantità di movimenti, trasformandosi in un vero e proprio fenomeno sociale popolare che coinvolge intere popolazioni in una “missione risanatrice”.
A partire dal 1400, con le prime rivolte contadine, il segno dei movimenti sociali inizia a cambiare. I fenomeni sociali del XV secolo, pur non mettendo ancora in discussione i grandi sistemi teologici e mitici, si contrappongono agli abusi e ai dogmi generati in loro nome.
Dall’Umanesimo al movimento per la Riforma di Lutero, passando per le rivolte contadine, l’ambiente sociale si muove verso un grande rinnovamento. Si modificano regole e dogmi e si amplia la visione del mondo riprendendo le concezioni sviluppate nella Grecia antica e nel mondo alessandrino, mentre se ne sviluppano di nuove e rivoluzionarie. È l’epoca di Galileo, di Copernico e della teoria eliocentrica, del metodo induttivo, di Cartesio, dello sviluppo della biologia, della musica, ecc.
L’Illuminismo e le grandi rivoluzioni del XVIII secolo segnano il culmine di questo momento rivoluzionario, ma affinché il complesso mitico-religioso dell’occidente entri effettivamente in crisi bisognerà attendere i primi anni del Novecento.
Le due grandi guerre in occidente e l’ascesa al potere di dittature feroci e irrazionali segnano la fine di ogni aspirazione rivoluzionaria e razionalista, mentre dilagano quasi allo stesso tempo fenomeni sociali quali l’Occultismo, lo Spiritismo e ogni tipo di fondamentalismo religioso.
I valori dell’occidente entrano in crisi profonda, e Nietzsche ne sancisce il declino con la famosa frase “Dio è morto!”.
Negli ultimi decenni del XX secolo si osserva un aumento vertiginoso di movimenti di ogni tipo e tendenza, in cui è chiaro l’aumento della partecipazione da parte di fasce della popolazione che fino ad allora non erano state interessate. L’accelerazione tecnologica facilita sicuramente la più ampia partecipazione, ma ciò che maggiormente attira l’attenzione è che si creano movimenti attorno agli interessi più diversi, veicolando evidentemente una ricerca che va molto oltre il semplice “riunirsi”. Dai movimenti di tipo socio-politico ai social network, dai forti movimenti di evasione (calcio, sport estremi, concerti rock, ecc.) alla mistica e alla psichedelia, innumerevoli movimenti nascono, si sviluppano, scompaiono, in un proliferare senza fine.
“Sono troppi!” gridano alcuni. “Sono senza controllo!” gridano altri. “Nascondono i mali di quest’epoca”, dicono, senza riuscire ad inserirli in uno schema sociologico riconoscibile.
Quello che sicuramente è diverso dal periodo storico precedente, è che i fenomeni sociali sono molti di più, in continuo cambiamento e, soprattutto, al di fuori dei canoni stabiliti dalle istituzioni, al di fuori dal controllo dell’ufficialità, e per questo spaventano. La maggior parte di essi nascono al di fuori dei contesti sociologici riconoscibili quali “proseguimento” del ciclo storico che abbiamo osservato in precedenza. È difficile stabilirne le cause, gli obiettivi, la direzione, come se tali fenomeni fossero il “sintomo” di una necessità diversa e l’espressione di un nuovo tipo di religiosità. Il caso più appariscente è forse quello dei movimenti giovanili della fine degli anni ‘60, anche se la lista potrebbe essere lunghissima.
Il grande movimento giovanile della fine degli anni ’60 segna una trasformazione profonda nei costumi, nella moda, nella musica. Sorge simultaneamente in diverse parti del mondo1), in un momento in cui l’opulento occidente si trova nel più grande boom economico della storia.
Risulta difficile però comprendere come un numero così elevato di rivolte abbia potuto verificarsi nello stesso momento. Nel mondo esistevano innegabili motivi di tensione, ma è difficile individuare che cosa trasformò l’eccitazione in ribellione, o quale sia stata la causa del diffondersi della ribellione a livello mondiale. Risulta addirittura difficile individuare un’ideologia o una dottrina comuni nelle ribellioni del ‘68. Aleggiava la sensazione che ogni aspetto della società esistente fosse fasullo, sbagliato, e potesse essere contrastato.2) Nessuno capiva bene cosa stava succedendo, ma lo slogan che risuonava ovunque era: “Immaginazione al potere!”.
Il fatto che le proteste abbiano assunto caratteristiche o tematiche diverse a seconda del luogo e della situazione sociale, non diminuisce l’importanza del fenomeno e il fatto che esso esprimesse una forte ricerca verso “nuovi mondi”.
Da quel grande fenomeno, e in concomitanza con esso, nascono, si intersecano, si sviluppano movimenti di ogni tipo spesso contraddittori tra di loro: l’hippismo, la ricerca di nuove mistiche nella cosiddetta New Age, il guevarismo e la lotta armata, ecc. Si è soliti relegare tutti questi fenomeni in una specie di “errore di gioventù” delle nuove generazioni dell’epoca, senza rendersi conto che essi, a loro volta, diedero luogo a nuovi e straordinari fenomeni che si sviluppano ancora oggi.
In quest’epoca di transizione, dunque, la religiosità si esprime quanto mai al di fuori delle vie ufficiali e in moltissimi fenomeni diversi, approdando a forme sempre più concrete in cui l’idea di sacro o divino è apparentemente assente, mentre si sacralizza ciò che è più legato all’esistenza individuale.
Esemplare è il caso dello sport d’evasione, a partire dal popolare calcio, fino ad arrivare agli sport estremi (parapendio, bungee jumping, rafting, ecc.) cui si attribuisce spesso un valore mistico e che ormai hanno i loro leader carismatici, le loro guide e modelli.
Tralasciando gli scenari mistico-religiosi che suscita il calcio e altri sport più popolari (basta ricordare quello che succede in un paese la cui nazionale vince il campionato mondiale di calcio), vogliamo ricordare, come esempio, alcuni aspetti nell’ambito degli sport estremi, definiti come quegli sport di estrema difficoltà, ai limiti delle leggi fisiche e della sopportazione del corpo umano.
Intanto vale la pena ricordare che il bungee jumping, molto praticato dai giovani, nasce come rito d’iniziazione in una delle isole dell’Oceania e viene importato in occidente negli anni ’70 come sport estremo.
Rispetto al Deep Free Diving (immersione libera) riportiamo quanto detto dal campione mondiale Umberto Pelizzeri: “Applico costantemente e con estrema attenzione le regole Prânayama di controllo del respiro, attraverso le quali mi immergo nel mio inconscio, prima ancora che nel mare. Spesso mi domandano cosa vedo nella profondità degli abissi. Forse l’unica risposta possibile è che io non scendo in apnea per vedere, ma per guardarmi dentro, per tuffarmi nell’anima. Negli abissi, sospeso fra il nulla ed il tutto, il mio piccolo io individuale svanisce. Quando l’alternanza del respiro si ferma giù nel profondo, io “sento” un centro privo e colmo di energia. Sono nel senza tempo. Immobile. Eterno”.3)
Camminare sul filo, per il funambolo Philippe Petit, è una specie di religio nel senso dei Latini (dal verbo “religare”), cioè unire legando assieme. Nella sua esperienza, Philippe Petit parte da un punto noto e sa che dovrà compiere una traversata sino ad un punto ignoto e che, da quel momento, quei due punti saranno per sempre uniti, anche quando le luci si saranno spente e quel cavo d'acciaio teso sul vuoto, su cui lui ha camminato con semplicità, sarà stato smontato.
E così potremmo continuare all’infinito.
Tornando alla definizione iniziale di religiosità, possiamo affermare che oggi non si osservano fenomeni sociali che non esprimano in diverse gradualità una certa religiosità, anche se rozza e inconsapevole. Tra tutti, l’indicatore di religiosità che sembra essere il più pregnante è la direzione trascendente delle proprie azioni.
In quasi tutti i fenomeni sociali osservati negli ultimi decenni, si può notare la tendenza, in alcuni casi molto forte, in altri quasi invisibile, verso ciò che potremmo chiamare “il superamento del proprio ‘io’ abituale”, ovvero una direzione trascendente dei contenuti mentali. Dalla partecipazione ai social network della grande Rete (facebook, twitter, ecc.), alla partecipazione massiva e solidale a movimenti di liberazione e associazioni di volontariato, fino ad arrivare alle manifestazioni giovanili e musicali e alle diverse congregazioni di tipo religioso, in cui la direzione trascendente è più evidente, non si può fare a meno di notare questa tendenza.
Nei rave parties, nelle discoteche, nei concerti rock, la ricerca chiara è quella dello “sballo”, termine che intende una “uscita temporanea” dalle condizioni abituali, attraverso la musica, la droga, la motricità sfrenata.
Dal punto di vista dei movimenti di tipo mistico-religioso, è impossibile negare, nonostante il silenzio dei media su questo tipo di fenomeni, il forte coinvolgimento popolare e la partecipazione sempre più attiva e massiccia a congregazioni, culti, rituali individuali o di gruppo, che tendono tutti alla stessa esperienza.
Anche in questo caso si potrebbe stilare una lista infinita, ma ci soffermeremo solo su alcuni esempi, tralasciando l’espansione smisurata delle congregazioni “classiche”, come i Testimoni di Geova, i Battisti, gli Evangelisti, i Bahai, ecc. ecc.
In Italia nasce negli anni ‘20 un fenomeno sconcertante che inizia a dilagare senza controllo: la devozione popolare a Padre Pio da Pietrelcina, un frate minore cappuccino che opera miracoli. Diventa tanto “scomodo” che la Chiesa ufficiale è costretta a proibirgli la celebrazione pubblica della Messa e della Confessione. Nel secondo dopoguerra il fenomeno è tanto conosciuto che da tutta Italia la gente arriva in pellegrinaggio per incontrarlo e ovunque (nei paesi, nelle case private, ecc.) sorgono altarini e statuette del frate. Alla sua morte, nel 1968, oltre centomila persone partecipano ai funerali, mentre la sua fama continua a crescere, tanto che la Chiesa lo riconosce santo in tempi record nel 2002.
Nei paesi dell’America Latina, oltre ai culti popolari tradizionali (in Brasile ne è un esempio l’Umbanda cui partecipano milioni di persone), continuano a crescere culti paralleli (non riconosciuti dalla Chiesa ufficiale) in cui personaggi storici popolari assumono il carattere di santi protettori. Tali sono i casi, in Argentina, della Difunta Correa e del Gauchito Gil. Di entrambi si possono incontrare migliaia di piccoli altari lungo le strade del continente, riconoscibili da bottiglie d’acqua nel primo caso, e da nastri rossi nel secondo, ed entrambi possiedono i propri raduni e luoghi di culto. In Brasile è notevole il caso degli Atleti di Cristo, che ormai ha superato le frontiere nazionali, cui partecipano migliaia di atleti di diverse discipline e che si pongono come obiettivo quello di “evangelizzazione” attraverso le loro imprese sportive.
Nel nord del continente americano hanno grande successo popolare chiese e culti di tutti i tipi di cui ricordiamo, come esempio, solo due: la Chiesa di Scientology e quella Raeliana.
La Chiesa di Scientology, nata negli anni ‘50, si presenta oggi come un’organizzazione piramidale molto complessa ed estesa che coinvolge milioni di persone in tutto il mondo con circa 1800 missioni sparse in circa 129 paesi. Ha elaborato una concezione mistica in cui si crede alla passata esistenza di una civiltà intergalattica evoluta, che potrebbe rivivere anche oggi attraverso lo sviluppo psicologico dei suoi adepti. Scientology rappresenta un sincretismo tra psicologia, religiosità, scienza e ufologia, in cui il fine ultimo è la liberazione dell’essere umano dalle sue condizioni materiali.
Il movimento Raeliano nasce nel 1976. È una religione atea in quanto sostiene che la creazione del genere umano e della vita sulla terra sia opera di un’intelligenza superiore proveniente da un pianeta lontano circa un anno luce dalla terra. Il fondatore, Vorilhon, racconta i suoi incontri con gli Elohim, i creatori, e riprende alcuni passaggi della Bibbia reinterpretandoli a partire da questa concezione. Scopo del Movimento Raeliano è quello di diffondere questa nuova interpretazione della Bibbia e di costruire un’ambasciata degli Elohim (possibilmente a Gerusalemme) in vista del loro ritorno per l'anno 2038, ponendosi quindi come intermediari tra questi e il genere umano intero.
Nella grandissima varietà di fenomeni sociali, si possono osservare, in generale, tendenze che permettono di raggruppare tali fenomeni secondo la maggiore o minore presenza di religiosità. Da quelli che dirigono la propria manifestazione verso una generica espansione dell’io (diventare famosi, affermazione della propria identità, difesa della peculiarità territoriale, razziale, ecc.) a quelli che cercano nel sociale e nel mondo la loro necessità di trascendere (movimenti di liberazione, sindacalismi, sport popolari ed estremi, ecc.). In ultimo, con maggiore presenza di religiosità, si trovano tutti quei fenomeni che chiaramente, o più consapevolmente, si dirigono verso “altro”, verso nuove esperienze, verso contenuti trascendenti (congregazioni religiose, nuovi culti, movimenti psichedelici, ecc.).
D’altra parte è necessario tener presente che gli altri fenomeni umani che convivono con le manifestazioni sociali citate (scienza, tecnologia, religione istituzionale, condizioni generali di vita) influenzano e vengono influenzati notevolmente dai movimenti di tipo sociale che si producono in questo momento storico. Solo come esempio possiamo citare la grande accelerazione tecnologica degli ultimi decenni, che se da una parte permette una maggiore velocità di comunicazione e di informazione (nella musica, nelle mode, nelle credenze, ecc.), dall’altra risponde a una grande necessità di trovare nuovi paradigmi. La stessa tecnologia infatti facilita la destrutturazione di intere società e la mescolanza di valori e culture differenti, creando una destabilizzazione psicologica e una perdita di riferimenti che spinge verso nuovi orizzonti.
Come abbiamo visto nei pochi esempi descritti, la religiosità oggi “passa” da un fenomeno all’altro senza alcuno schema preciso. Nei periodi storici precedenti il fenomeno della religiosità era presente soprattutto nella religione – nelle epoche del cosiddetto tradizionalismo – o comunque in movimenti sociali definiti – nelle epoche rivoluzionarie. Ora questa religiosità non è più “fissata” a un certo tipo di fenomeno (es. religioni ufficiali o movimenti rivoluzionari), ma si può “trasferire”, secondo il bisogno umano di trovare una risposta. Quando mancano risposte, oppure le vecchie credenze non sono più una risposta valida agli interrogativi dell’essere umano, sorge un nuovo modo di esprimere la religiosità, che si manifesta come ricerca al di fuori delle religioni tradizionali, e che va permeando di sé altri fenomeni. Cosicché oggi si può trovare religiosità nei fenomeni più disparati: essa è un attributo trasversale a molti fenomeni e si esprime in modo sincretico, cioè agglutinando caratteristiche di diversi fenomeni in altri totalmente nuovi. Si è diversificata l’espressione della religiosità in tanti fenomeni sociali fuori dalla norma.
Così parliamo di una nuova religiosità o di un “nuovo orizzonte spirituale”, perché stanno cambiando i modi con cui si esprime concretamente quella ricerca profonda che è peculiare all’essere umano da millenni.
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